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Descrizione (Articolo tratto da “La Stampa”)

Napoleone non riuscì mai a prenderlo con le armi, fino a che, dopo la battaglia di Marengo, ordinò che il Forte di Ceva fosse raso al suolo. S’impiegarono sei mesi nel preparar le mine, poi, all’inizio del 1801, la città vide saltar in aria baluardi, caserme, palazzo del governatore e camminamenti, a cui i Savoia, dalla metà del XVI secolo, avevano affidato la protezione del Basso Piemonte.

Unione montana e Comune

Oggi il Forte, sulla Rocca della Guardia, viene restituito alla comunità, dopo lavori di restauro disposti da Unione montana e Comune. L’opera, diretta da Andrea Briatore ed eseguita dalla ditta Raimondi con la supervisione della Soprintendenza, è finanziata da Comune, Regione e Compagnia di San Paolo per 470.000 euro.
Dalle 16, i visitatori potranno varcare l’arco che, dalla Porta Reale, introduce nei camminamenti recuperati, che mai erano tornati alla luce dopo la distruzione. L’intervento, iniziato nel 2016, si è reso possibile grazie al comodato gratuito con cui la marchesa Paola Pallavicino ha concesso al Comune parte del complesso. Compresi gli ambienti e le cappelle ipogee, con gli affreschi (alcuni del XV secolo) restaurati da Carmen Rossi.

Antichi bastioni

Ad aprire, il saluto del sindaco Alfredo Vizio: «Una parte fondamentale della storia della città torna nella disponibilità di quanti vorranno visitare i resti degli antichi bastioni e le bellissime cappelle ipogee». Seguirà la presentazione dei lavori da parte della Soprintendenza e del direttore. «Ceva nella storia» guiderà le visite, per finire con la rievocazione «La difesa delle mura» a cura del Reggimento «La Marina» di Nucetto ed il concerto della Banda. Dalle 15 alle 18 navetta dalle Medie.

La sorpresa

C’è una sorpresa. Sarà consegnato un prezioso documento dalle Guardie d’onore del Pantheon. È l’atto autentico di nomina del Brigadiere d’Armata Francesco Tornaforte, Governatore del Forte e della Città al grado di Maggior Generale, 5 marzo 1796, con gran sigillo reale. L’omaggio proviene da Mario Saettone, cebano d’origine trasferitosi a Fossano.